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La Terapia della Gestalt

La Terapia della Gestalt nasce ad opera di un eclettico Psicoanalista di origine tedesca, Fritz Perls (1873-1970), ma si sviluppa culturalmente sulla scia della Psicologia Umanista e in particolare negli Stati Uniti, dove Perls si trasferisce dopo la seconda Guerra mondiale, e dove raggiunge la sua piena espressione e popolarità intorno agli anni ’70.

Essa si basa sull’assunto che il livello di civilizzazione della società moderna produce una inevitabile "ansia nevrotica" nell’individuo, dal momento che lo costringe a reprimere i propri desideri naturali e a frustrare la sua innata tendenza ad adattarsi biologicamente e psicologicamente all’ambiente. Il comportamento patologico è l’effetto quindi di una vita mancante di spontaneità, in cui si tenta di essere ciò che non si è.

L’obiettivo della Terapia gestaltica è dunque di aumentare la consapevolezza del modo in cui ognuno è causa della propria infelicità e di individuare nuove vie più funzionali di stare al mondo. Essa prevede fra gli altri metodi una serie di esercizi “attivi”, volti a incrementare la consapevolezza di emozioni, desideri, bisogni repressi, stimoli fisici e psicologici presenti nell’ambiente, non è dunque una terapia di sola parola fra terapeuta e paziente. Alla terapia Gestaltica inoltre è molto congeniale il lavoro teraputico in gruppo e quello corporeo/esperienziale.

L’approccio gestaltico porta sempre ad una focalizzazione sul “qui e ora”, cioè lavora su ciò che è in primo piano (in “figura” secondo i gestaltisti, rispetto a ciò che è “sfondo”), confutando quindi l’approccio psicoanalitico classico, secondo il quale la terapia debba essere centrata prevalentemente sulla rievocazione degli eventi e dei vissuti del passato.