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Cosa sono le competenze genitoriali

Parlare di competenze genitoriali significa interrogarsi sulle abilità che servono per prendersi cura della crescita dei figli, come fa un giardiniere con le sue pianticelle appena piantate, per  sostenerli nell’individuazione di sé, ovvero della propria autonomia e indipendenza.

Va da sé che questo processo di individuazione ha a che vedere con l’esplorazione delle risorse, delle attitudini e delle potenzialità di ciascun figlio. Ma questa non è cosa sempre facile per i genitori, neppure ai più esperti, perché quello che il figlio esprime come potenziale (sempre ammesso che lo si riconosca come tale) può entrare in urto con valori diversi dai nostri oppure con parti irrisolte della nostra storia di figlio, con l’effetto di farci sentire incerti: se seguo le preferenze di mio figlio  vado contro me stesso, se seguo me stesso entro in urto con lui/lei. E in definitiva, ciò che esprime mio figlio non è forse qualcosa cui non è affatto sempre un bene dare credito? Calciatori, austronauti o ballerine: non sono desideri che esprimono sempre attitudine fisica, mentale o artistica ..!
E’ fatale allora che, per ovviare a questa incredibile difficoltà, tutti noi adottiamo delle scorciatoie, degli automatismi che possono essere però fonte di difficoltà e di malessere ancora maggiore che se non percorressimo la strada più lunga. Per esempio possiamo basarci su modelli educativi esterni alla relazione di me genitore con mio figli, per es. i modelli dei miei genitori, modelli che potevano funzionare un tempo ma che non sono sempre aggiornati alla complessità del momento presente; oppure all’opposto possiamo finire per affidarci acriticamente alle mode del momento, a quello che dicono gli esperti,  rinunciando ad individuare comportamenti che sarebbero invece poco di tendenza ma decisamente più efficaci nella situazione specifica.
Parlare di competenze genitoriali implica invece la necessità di pensare con la nostra testa e di adottare modalità educative interne sostenibili per noi, che ci consentano come genitori di entrare in relazione profonda con l’altro/il figlio, mantenendo il campo sgombro da pregiudizi, puntando appunto sull’essenziale della relazione educativa.
Qual è questo elemento essenziale?
L’elemento essenziale di relazione genitore-figlio è essere noi stessi un modello di adultità attraente e appetibile, non perché siamo perfetti ma perché capaci di presentarci in modo realistico e credibile sia nelle nostre risorse che nei nostro limiti. Un modello che utilizzi emozione e ragionamento in modo integrato e che consenta al figlio l’espressione di sé, dei suoi bisogni, con l’intenzione sempre attiva di capire piuttosto che di giudicare o peggio ancora di darle sempre vinte.
L’essenziale della relazione genitore-figlio è dunque parte della personalità del genitore, piuttosto che qualcosa che qualcuno da fuori può suggerire.
Nel concreto cosa significa?
Da una parte significa mettere a fuoco se stessi come genitore, magari rivedere la propria esperienza da figlio e farsene qualcosa, sia per confermare che per mettere in discussione quanto ricevuto. Poi, significa riconoscere ed esplorare la propria esperienza emotiva, allenandosi a capire che il figlio è altro da sé e che il modo migliore per sostenerlo nella sua crescita è aiutarlo a riconoscersi in qualcosa di unico, che possa arrivare al resto del mondo sotto forma di contributo o di “talento”.
Un lavoro formativo sulle competenze genitoriali può aiutare in tutto questo: esso sostiene il genitore nell’individuazione della “proposta” di essere umano che egli presenta al figlio, a partire dai propri valori e dai comportamenti che danno senso al proprio vivere. Lo aiuta dunque a diventare consapevole di chi è, attraverso un lavoro di accettazione ma anche –quando possibile- di sfida ai propri limiti.
E sottolineo "proposta", perchè  se è vero -come dice il poeta- che "i nostri figli non sono i nostri figli", ne deriva che siamo tutti un pò come dei genitori adottivi, disponibili a lasciarli comunque andare, e che anzi è proprio questo lo scopo educativa: allenarli a stare in piedi da sè, a contare sulle proprie risorse, come anche noi sappiamo fare o ci sforziamo di fare al meglio. La consapevolezza di sé è l’elemento centrale e inalienabile di qualunque relazione umana e rende genitori più efficaci, ma anche persone più efficaci nell'esprimere tutte le parti di noi nel mondo. E tutto questo, oltre ad essere la base per relazioni più efficaci coi figli, lo è anche per le relazioni con tutte le altre persone intorno a noi: partner, persone della cerchia familiare, ma anche colleghi di lavoro, clienti, capi.

Linda Francioli è psicologa, psicoterapeuta, counselor ad indirizzo gestaltico, esperta in ipnoterapia, formazione degli adulti.