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Nuova convivenza e figli: tutto bene, anzi malissimo

Vorrei un suggerimento circa il comportamento da tenere con i miei figli, 17 e 23 anni; sono separata da un anno circa e frequento un nuovo compagno; il grande (che premetto è uscito di casa) lo sa, ne abbiamo parlato ma per il momento mi ha detto che non si sente pronto a vedermi insieme a un'altra persona...  Il secondo, che vive con me, sa ma fa finta di non sapere e schiva qualunque contatto che lo riguarda...

La nostra previsione è quella di andare a vivere insieme, seguendo i tempi necessari ovviamente... Come fare?

Elisabetta

 

Cara Elisabetta,

essere separati da un anno e frequentare un nuovo compagno pensando (coi tempi giusti) di andare a vivere insieme è un tempo molto rapido, soprattutto per dei ragazzi.
Se i sentimenti che vi uniscono sono solidi, è comprensibile che pensiate al futuro, ma ciò che è a voi molto chiaro non lo è evidentemente altrettanto per i suoi figli. Non si stupisca delle loro reazioni, che hanno probabilmente compreso che la possibile convivenza sarà una decisione più sua e del suo compagno che familiare, cioè di tutti e quattro.
A meno che non cominci fin da subito a coinvolgerli in un modo diverso.

I suoi figli infatti sono dei giovani adulti non più dei bambini, se vuole la loro condivisione per la sua scelta deve probabilmente impegnarsi molto nel renderla comprensibile e accettabile, e questo dipende in larghissima misura dall’atteggiamento che il suo compagno ha e avrà con i ragazzi.
Come si comporta il suo compagno coi suoi figli? E’ desideroso e capace di svolgere il ruolo di padre “affidatario”, quale presumibilmente è quello di un uomo che decida di vivere con i figli della sua compagna? E i loro caratteri sono compatibili? E quale reazione potrebbe avere loro padre alla nuova convivenza e che disponibilità a questo proposito avrebbe il suo nuovo compagno?
Per rispondere a queste domande ci vuole più tempo che per rispondere alle domande: “Io lo amo davvero, e lui ama me?”, e soprattutto occorre che vi frequentiate tutti in attività concrete, magari ludiche, domestiche, sportive, almeno per un po’.

Altrimenti può prendere la responsabilità della scelta solo su di sé e accettare il rischio che il suo compagno non sia gradito a loro, decidendo che -piaccia o non piaccia ai suoi figli- in questa fase della sua vita lei darà nuovamente priorità alla dimensione della relazione di coppia, rispetto a quella materna e familiare. E questo senza nulla togliere alle modalità materiali e affettive che caratterizzano il ruolo della madre e che presumibilmente non verrà mai meno, per tutta la vita. Ma si tratterà delle modalità che caratterizzano i rapporti madre e figli quando questi ultimi sono indipendenti e adulti (e magari fuori casa e sposati), piuttosto che quelli dell’infanzia.

Molte donne nella sua condizione scelgono questa seconda strada consapevolmente, facendo una scelta a volte un pò traumatica per i figli, ma non per forza con esiti negativi. Infatti, alla scelta netta di favorire il ruolo di compagna a quella di madre, se compiuta quando i ragazzi sono pronti e se sostenuta con coerenza e senza esitazioni, può corrispondere una sana spinta verso l’indipendenza affettiva e psicologica di questi ultimi, che -non forzati a ricreare per forza il clima familiare ormai alle spalle- potranno aprirsi a costruire la loro vita in modo totalmente nuovo.

Le faccio i miei più sinceri auguri per il futuro.

(a cura di L.Francioli)

 

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